Guardo il tempo, allo stesso tempo
in cui il tempo il mio corpo consuma.
Abbondante pensieri rimbalzano l'uno sull'altro,
sul sacro terreno della mia mente.
Com'è folle pensare che tutto finisca un giorno,
che la vita è un grande vaso che si svuota lentamente,
e questo vaso non è mai completamente vuoto,
ha dentro la mente immortale della fantasia,
che alimentata da aspettative e desideri,
riempie di materia la propria immaterialità,
che ha bocca e denti, occhi e mente,
perchè anche il non palpabile ha un corpo sensoriale.
Straordinario è un sogno che ha già un nome,
perché ciò che è già stato nominato ha già la sua storia,
non è più anonimo e si muove costantemente,
rivendicando per sé una costruzione e una struttura solida,
e avendo un nome desidera di entrare nel mondo fisico,
per guadagnare dalla vita il tatto,
l'attenzione, l'importanza di farsi notare,
e desidera una trama, un posto per dimora,
e un cammino da percorrere.
Nelle toppe trapuntate dei giorni di un individuo,
ci sono le sensazioni primarie e incomprese della sua esistenza
gli errori, gli inganni e le esagerazioni secondarie della ignoranza,
ci sono tante densità sentimentali,
dramma, lirismo e spesso la poesia.
E l'occhio del tempo che non lascia nulla fermato,
spinge verso le ostinate resistenze, il cambiamento,
e di improvviso la mente che si acalma,
ascoltando la lenta suonata dello pianista
che, seduto al pianoforte crea e recrea melodie.
E nuovamente da un improviso,
la mente si stanca della calmaria e desidera un rock,
con un forte assolo di chitarra,
a rompere tutti i paradigmi esistenziale,
provocando un rapimento di tutte le analogie.
Non c’è medicina che funziona contro le vane aspettative,
la via di uscita è vivere senza lamentarsi,
camminare tra le densità a cui si è soggetti,
e ciò che non ha rimedio è già medicato,
è meglio calmare il cuore e accettare,
e non dire mai alla propria vita, dei parole offensive.
Rozilda Euzebio Costa
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